IL FALSO DOGMA DELL' EPISCOPATO UNIVERSALE DI ROMA


Il papa è oggi la suprema autorità della Chiesa Cattolica ed è nel contempo anche un capo di Stato, con tutte le prerogative che ne conseguono. Il Papa Re è l'unico monarca teocratico rimasto al mondo, quindi rappresenta una vera e propria reliquia storica. Governa con potere assoluto la Chiesa e il suo minuscolo Stato ed esercita un'influenza enorme in Italia e molto forte nell'intero mondo occidentale. La sua carica è elettiva (viene eletto dai cardinali nel conclave) e dura fino alla morte. Si fa chiamare “santità” e si reputa infallibile, su ispirazione divina, sui problemi della fede.

Secondo la Chiesa Cattolica il papato è di origine apostolica perché l'apostolo Pietro è stato il primo papa romano. Ma è una affermazione assolutamente priva di ogni fondamento e costituisce uno dei falsi più vistosi della Chiesa, finalizzato a suffragare il dogma dell’episcopato universale del vescovo di Roma.


Le prove di questo falso sono molteplici e assolutamente ineccepibili. Cominciamo dalle più antiche. Né Paolo, che scrisse da Roma le sue ultime Lettere citando i nomi di molti dei suoi collaboratori, né gli Atti degli Apostoli, che arrivano fini al 62, accennano mai alla presenza a Roma di Pietro. Anche gli scritti cristiani, fino alla metà del II secolo. ignorano la questione.

Basandosi su questi fatti lo storico Michael Grant ( Saint Peter, Penguin Books, London, 1994) ha messo in evidenza che fra gli otto incontrovertibili motivi che negano sia la presenza romana di Pietro, sia il suo presunto status di vescovo della città, quello più importante è che se Pietro si fosse trovato a Roma all'arrivo di Paolo (o che fosse ancora vivo il ricordo di una sua precedente venuta), Luca ne avrebbe sicuramente data menzione nell'ultimo capitolo degli Atti, come aveva menzionato gli altri incontri tra i due a Gerusalemme e ad Antiochia.

Anche un gran numero di storici e di teologi negano tout court la presenza di Pietro a Roma; fra questi l'abate cattolico francese Louis Duchesne ( Histoire ancienne de l'Eglise, Paris, Fontemoing, 1911), autore di una monumentale e rigorosa storia della Chiesa e di un Liber Pontificalis (Liber Pontificalis, t. I-Il, Parigi 1886-1892). Riedizione con un terzo tomo di C. Vogel, Parigi 1955-1957 , ricavati dagli archivi del Vaticano, che ricostruiscono con grande rigore storico la genealogia dei pontefici. Secondo questo autore i primi nove vescovi di Roma, compreso lo stesso Pietro, erano da togliere perché mai esistiti. Pietro, quindi, non fu né il primo vescovo di una presunta successione apostolica né, tanto meno, il primo papa.

MA COME SI E' ARRIVATI ALLORA ALLA COSTITUZIONE DEL PAPATO?
Verso la metà II secolo a capo delle comunità cristiane si impose, come abbiamo già accennato, il vescovo la cui carica durava a vita. Inizialmente, e per molto tempo, tutti i vescovi, compreso quello di Roma, erano considerati alla pari e nessuno di loro godeva di uno stato privilegiato rispetto agli altri. Per Cipriano, Padre della Chiesa, non esisteva un vescovo dei vescovi, poiché nessuno poteva costringere all’obbedienza con autorità tirannica i propri confratelli.

I vescovi di Roma, quindi, nei primi tempi non si interessarono mai della presunta introduzione del Primato di Pietro. Solo nel V secolo un decreto di Papa Gelasio I, inteso a stabilire l'autenticità dei 27 testi del Nuovo Testamento, decretò anche l'istituzione del primato papale su tutti i vescovi della cristianità, basandosi su un passo di Matteo (16,18), considerato non autentico dall'esegesi storica perché aggiunto nel IV secolo. Solo da allora si può ipotizzare l'istituzione del papato. Il termine papa (padre), inizialmente titolo onorifico di tutti i vescovi per parecchi secoli, solo con l’inizio del secondo millennio diventò prerogativa esclusiva del vescovo di Roma.

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