Le origini della dottrina antibiblica del purgatorio

Le origini di questa dottrina del purgatorio sono antiche; essa infatti fu inventata per primo da Platone quattrocento anni prima della venuta di Cristo (questo filosofo credeva pure nella reincarnazione). 



Questo filosofo divideva le anime in tre categorie; nella prima erano le anime giuste che erano immediatamente ricevute nelle isole dei beati; nella seconda erano le anime dei sacrileghi, degli omicidi e degli altri cattivi che erano immediatamente condannate ai supplizi eterni nel Tartaro; alla terza categoria appartenevano le anime di coloro che non erano stati abbastanza giusti per essere ammessi alle isole dei beati, né abbastanza cattivi per essere condannati in eterno. 



Tali anime, secondo Platone, erano condannate per un maggiore o un minore tempo a diverse pene, secondo la qualità dei loro peccati, fino a che si fossero purificate per essere ammesse alle isole dei beati. Questa dottrina platonica fu poi presa dal poeta Virgilio e abbellita. 



Anche Origene (uno dei cosiddetti padri della chiesa) sosteneva il purgatorio, infatti egli diceva che tutti dovranno passare per il fuoco prima di essere ammessi nel cielo. Il purgatorio di Origene però era diverso da quello attuale della chiesa romana perché esso era per tutti gli uomini, ossia sia per i giusti che per i peccatori (questo perché per lui tutti gli uomini un giorno sarebbero stati salvati), mentre il purgatorio cattolico è solo per i ‘giusti’; e poi esso iniziava alla fine del mondo mentre quello cattolico romano esiste già nell’aldilà e durerà fino al giorno del giudizio. 


La dottrina del purgatorio fu poi sostenuta da Agostino di Ippona, ed anche da Gregorio Magno il quale, nella sua opera letteraria I dialoghi parla esplicitamente del purgatorio prendendo dei passi della Scrittura tra cui quello di Paolo ai Corinzi: “…egli stesso sarà salvo; però come attraverso il fuoco” (1 Cor. 3:15). Ma secondo lui il purgatorio si trovava sulla terra. 

Nel libro quarto racconta una storia, che lui dice averla sentita da ‘grandi uomini savi e antichi’ secondo la quale un certo diacono di nome Pascasio durante lo scisma che per alcuni anni (a partire dal 498) oppose due papi, Simmaco e Lorenzo, si schierò dalla parte del ‘falso’ papa Lorenzo. E dopo molto tempo che era morto, un certo Germano, vescovo di Capua andò a curarsi alle terme Angolane (negli Abruzzi), dietro consiglio dei medici; e qui con grande stupore vi trovò Pascasio che serviva quelli che vi si bagnavano.

Alla domanda perché si trovasse lì, questo Pascasio rispose: ‘Per null’altra cagione sono deputato in questo luogo penale, se non perché troppo pertinacemente difesi la parte di Lorenzo contro Simmaco’. E gli disse di pregare per lui e che se tornando lì non lo avrebbe trovato avrebbe significato che era stato esaudito. Germano, mosso a compassione, pregò molto per lui e pochi giorni dopo tornò a quelle terme e non vi trovò Pascasio. Gregorio aggiunge poi che se Pascasio poté essere purgato dal suo peccato dopo la morte fu perché aveva peccato per ignoranza, e perché lo aveva meritato con le sue molte elemosine da vivo! 


Fu appunto questo papa Gregorio I ad istituire attorno all’anno 593 questa dottrina nella chiesa romana. 

Quantunque poi nel corso dei secoli successivi il purgatorio subì dei cambiamenti esso fu definito dogma prima dal concilio di Firenze nel 1439 [3], e poi da quello di Trento nel 1563 in questi termini: ‘La chiesa cattolica, istruita dallo Spirito santo, conforme alle sacre scritture e all’antica tradizione, ha insegnato nei sacri concilii, e recentissimamente in questo concilio ecumenico, che il purgatorio esiste e che le anime lì tenute possono essere aiutate dai suffragi dei fedeli e in modo particolarissimo col santo sacrificio dell’altare, il santo sinodo comanda ai vescovi che con diligenza facciano in modo che la sana dottrina sul purgatorio, quale è stata trasmessa dai santi padri e dai sacri concilii, sia creduta, ritenuta, insegnata e predicata dappertutto’ (Concilio di Trento, Sess. XXV, decreto sul purgatorio).


[3] A Firenze si raggiunse l’unione sui punti essenziali dell’esistenza del purgatorio e del valore dei suffragi. Ma già nel secondo concilio di Lione (1274) si trova un articolo riguardante il purgatorio: ‘Se avviene che qualche fedele veramente pentito muoia in grazia di Dio, ma prima di avere terminata la penitenza (satisfactio) dovuta ai peccati, la sua anima viene perfezionata da pene purificatrici’.


Spiegazione delle parole di Paolo: “
Sarà salvo; però come attraverso il fuoco


Paolo disse ai Corinzi:Io, secondo la grazia di Dio che m’è stata data, come savio architetto, ho posto il fondamento; altri vi edifica sopra. Ma badi ciascuno com’egli vi edifica sopra; poiché nessuno può porre altro fondamento che quello già posto, cioè Cristo Gesù. Ora, se uno edifica su questo fondamento oro, argento, pietre di valore, legno, fieno, paglia, l’opera d’ognuno sarà manifestata, perché il giorno di Cristo la paleserà; poiché quel giorno ha da apparire qual fuoco; e il fuoco farà la prova di quel che sia l’opera di ciascuno. Se l’opera che uno ha edificata sul fondamento sussiste, ei ne riceverà ricompensa; se l’opera sua sarà arsa, ei ne avrà il danno; ma egli stesso sarà salvo; però come attraverso il fuoco” (1 Cor. 3:10-15).


Come abbiamo visto secondo i teologi papisti questo “sarà salvo, però come attraverso il fuoco” significa che il giusto dopo avere penato nel purgatorio per un certo tempo, sarà salvato nel paradiso di Dio, perché il fuoco purificatore lo avrà purificato da ogni residuo di peccato. E come abbiamo anche visto, a sostegno di questa interpretazione essi citano Agostino di Ippona. 


Diletti, guardatevi da questa interpretazione ingannatrice, perché queste parole di Paolo non si riferiscono affatto ad un fuoco purificatore esistente in qualche luogo del mondo invisibile dove le anime degli uomini vanno per essere purificati dai loro peccati per potere poi accedere al paradiso, ma al fuoco del giorno di Cristo il che é un’altra cosa. Diamo la spiegazione di queste parole di Paolo. 

 
L’apostolo aveva predicato il Cristo a Corinto e molti in seguito alla sua predicazione credettero nel Signore, dopodiché furono battezzati. Fu lui quindi a porre il fondamento (Cristo Gesù) di quella casa spirituale (la chiesa) di Corinto. 
 
Ma dopo di lui a Corinto erano giunti altri che avevano predicato ed insegnato, ossia che avevano edificato del materiale sul fondamento da lui posto. E lui a questo proposito dice a ciascuno di badare a come edifica sopra il fondamento perché innanzi tutto nessuno può togliere il fondamento che è Cristo Gesù per mettergliene un altro; e poi perché nel giorno di Cristo sarà ricompensata solo la fatica impiegata per edificare oro, argento e pietre di valore (dottrine vere) perché queste cose alla prova del fuoco rimarranno; mentre la fatica impiegata per edificare legno fieno, e paglia (dottrine strane) non sarà premiata perché questo materiale sarà bruciato all’impatto del fuoco, e colui che ha edificato questo materiale vano sarà salvato, però come attraverso il fuoco.

In conclusione, nel giorno di Cristo il fuoco farà la prova di quello che un credente ha edificato, e tutto ciò di buono e di giusto che egli ha detto e fatto sussisterà ed otterrà la sua ricompensa, mentre ciò che é senza valore e che lui ha edificato sarà bruciato dal fuoco e per esso non otterrà nessuna ricompensa. Lui passerà come attraverso il fuoco, ma sarà salvato.



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