La Salvezza - Confutazione della dottrina papista


La dottrina dei teologi papisti in termini generali
La chiesa cattolica romana afferma che ‘il Figliuol di Dio si fece uomo per salvarci, cioè per redimerci dal peccato…’ (ibid., pag. 71).

Quindi, essa insegna il giusto in questo; ma passando a spiegare il come Cristo ci salva essa afferma una eresia perché dice che Cristo ‘ci redense dal peccato originale che cancella in noi col Battesimo, e ci redime dai peccati nostri colla Penitenza che perdonandoceli, ci condona anche l’Inferno per essi meritato, e ci riacquista il diritto al Paradiso’ (ibid.,pag. 71).


Che cosa vogliono dire queste parole? Questo, che quando il bambino viene battezzato (cioè – per loro – quando gli viene versata l’acqua benedetta sul capo) viene liberato dalla schiavitù del peccato, viene giustificato dinanzi a Dio, gli viene cancellato il peccato originale, ed ottiene di entrare in paradiso (senza fede quindi); poi quando è cresciuto e compie dei peccati mortali, che sono i soli che secondo la teologia papista lo privano della grazia divina e lo rendono degno di pena o morte eterna all’inferno, allora si deve andare a confessare dal prete, che lo redime da essi, lo giustifica, e glieli rimette, assolvendolo e dandogli delle opere di penitenza da compiere per espiarli appieno perché i meriti di Cristo non bastano: l’uomo deve anche lui dare la sua parte di soddisfazione per i suoi peccati a Dio! Così, tramite la confessione fatta al prete e l’osservanza delle opere prescrittegli, egli può ricuperare la grazia perduta, e meritarsi il paradiso.

In sostanza la salvezza di cui parlano i teologi papisti non si ottiene per fede soltanto (e quindi non per grazia di Dio) il che equivale a dire che Cristo in realtà non è venuto a salvarci ma ad aiutarci affinché ci salvassimo da noi stessi.

Ho voluto fare questa premessa per fare capire, senza entrare per ora nei dettagli di questi due sacramenti essenziali alla salvezza (questo lo faremo quando parleremo specificatamente di essi), che la teologia papista insegna non la salvezza per (sola) fede, come la insegna la sacra Scrittura, ma una salvezza per mezzo del battesimo quando si è fanciulli (o quando si è adulti) e per mezzo della penitenza (il che implica sempre – si tenga presente questo – il dovere fare qualcosa per espiare i propri peccati) quando si è cresciuti.

E’ vero che parlano anche loro di fede, ma (oltre a fare delle strane distinzioni di fede come quella tra la fede teologale e quella di fiducia) fanno capire chiaramente, e ripeto chiaramente, che per la sola fede non si viene salvati, per la sola fede non si ottiene la remissione dei peccati, per la sola fede non si viene giustificati, per la sola fede non si ottiene la vita eterna. Il loro messaggio in sostanza è questo: ‘Non basta credere per essere salvati, giustificati, perdonati, ed entrare in paradiso’.

Ora, come ho accennato prima, per la teologia papista c’è una redenzione, una remissione dei peccati, una giustificazione con il relativo diritto di andare in paradiso, che si ottiene senza fede e senza opere con il battesimo per infusione dopo pochi giorni in cui si è nati; e poi c’è un’altra redenzione, un’altra remissione dei peccati, un’altra giustificazione con il diritto di andare in paradiso che si ottiene mediante il sacramento della penitenza quando si è più grandi – dopo avere commesso i cosiddetti peccati mortali – compiendo opere di misericordia e mortificazioni. Io in questa prima parte del libro confuterò maggiormente la dottrina che dice che l’affrancamento dal peccato, la giustificazione, la remissione dei peccati, e la vita eterna si ottengono per opere meritorie, in altre parole la salvezza per opere prescritta agli adulti dalla chiesa papista che possiamo benissimo chiamare autoredenzione. 

Sì, perché nei fatti la redenzione offerta dal cattolicesimo agli uomini è un autoredenzione perché essa si fonda essenzialmente sui meriti umani che consistono nel cattolicesimo in digiuni, mortificazioni, atti di misericordia, elemosine, preghiere e cerimonie cosiddette sacre. Questo è un dato di fatto; ma i teologi papisti san ben mascherare questa autoredenzione parlando di grazia. Ma di una grazia suddivisa in due specie; grazia santificante e grazia sacramentale che vengono conferite all’uomo dai loro sacramenti. 

Senza entrare nei dettagli mi limito a dire che questa loro grazia conferita dai sacramenti mette in grado l’uomo di meritarsi, e ripeto meritarsi, la salvezza eterna.

Ora, con la grazia di Dio, dimostrerò che non è affatto in virtù di opere che si viene liberati dai peccati, che non è in virtù di opere che si viene giustificati, che non è in virtù di opere che si ottiene la remissione dei peccati, e che non è in virtù di opere che si ottiene la vita eterna, ma solo ed esclusivamente mediante la fede, quindi per la grazia di Dio (gratuitamente). E che perciò ogni merito umano è escluso nella maniera più assoluta; ogni sforzo umano compiuto per guadagnarsi la salvezza è vano ed offensivo nei confronti di Cristo Gesù. 

La salvezza è per grazia, totalmente per grazia; l’uomo non deve guadagnarsela, ma deve solo riceverla dalla mano di Dio. Questo è il messaggio che sta alla base del Vangelo; se esso manca, manca l’Evangelo. E nella chiesa cattolica romana manca proprio questo, il Vangelo della grazia di Dio. Adesso lo dimostrerò.

1. L'AFFRANCAMENTO DALLA SCHIAVITU' DEL PECCATO

2. LA GIUSTIFICAZIONE

3. LA REMISSIONE DEI PECCATI

4. LA VITA ETERNA


CONCLUSIONE
Ecco dunque dimostrato con le Scritture che l’affrancamento dal peccato, la giustificazione, la remissione dei peccati e la vita eterna si ricevono da Dio per mezzo della sola fede nel Cristo di Dio, morto e risorto il terzo giorno. 

E’ quindi falso che il battesimo, sia che esso venga ministrato a dei neonati o a degli adulti, conferisce l’affrancamento dal peccato, la giustificazione, la remissione dei peccati e la vita eterna; e questo perché per quanto riguarda il neonato egli non ha ancora la fede, mentre l’adulto che veramente ha creduto nel Signore ancora prima di ricevere il battesimo è stato liberato dal peccato, giustificato, perdonato ed ha ricevuto la vita eterna, e questo appunto perché egli ha già la fede, egli ha creduto che Gesù Cristo è morto per i nostri peccati e risorto per la nostra giustificazione. 

Per quanto riguarda poi il dopo battesimo, siccome si possiede la fede, si è certi di essere salvati dal peccato, giustificati e perdonati e di avere la vita eterna. Nessun dubbio a riguardo; lo Spirito Santo nel cuore del credente gli attesta in maniera chiara ed inequivocabile ch’egli è un figlio di Dio lavato nel sangue dell’Agnello e perciò erede del Regno di Dio con tutti gli altri riscattati. Che dire allora dei peccati commessi dopo il battesimo? Essi devono essere confessati a Dio che nella sua fedeltà e giustizia ce li rimetterà; egli ci purificherà da essi con il sangue del suo Figliuolo. 

Nessun mediatore terreno è necessario per ottenerne la remissione, perché ne abbiamo uno in cielo che ci difende nel cospetto di Dio; il suo nome è Gesù Cristo, egli è il nostro avvocato, ed in virtù della sua intercessione noi sappiamo di avere i nostri peccati perdonati appieno. In virtù di questa sua opera intercessoria noi credenti continuiamo ad avere mediante la fede la certezza della salvezza. 

Ma oltre a non esserci affatto il bisogno di un uomo come il prete che pretende in nome di Dio di rimettere i peccati commessi dopo il battesimo, non c’è neppure il bisogno delle opere di soddisfazione per ottenere l’espiazione dei peccati commessi dopo il battesimo perché il prezzo per la loro remissione è stato già pagato appieno da Cristo sulla croce. 

Le opere buone non aggiungono nulla all’opera di Cristo; le opere buone non possono meritarci il perdono dei peccati; esse vanno sì praticate in ogni tempo, ma per esse non si può pensare di pagare a Dio parte del prezzo dovuto per i nostri falli perché questo costituirebbe un offesa nei confronti di Cristo. Anche il perdono dei peccati dopo il battesimo è totalmente gratuito. 

Occorre chiederlo con pentimento e per certo esso non ci verrà rifiutato da Colui che non ha risparmiato il suo proprio Figliuolo ma l’ha dato per tutti noi mentre eravamo ancora dei peccatori, senza forza, lontani da Dio e suoi nemici. E’ sempre quindi mediante la fede che si continua ad essere perdonati appieno dal Signore. 

Stando così le cose, il credente è sicuro che quando morirà il Signore lo riceverà in gloria; non dovrà passare per nessun purgatorio. Se Cristo alla sua destra intercede per noi per quale motivo dovremmo andare in un purgatorio? Se Lui ci purifica da ogni peccato in virtù della fede che noi continuiamo a rimettere nel suo sangue prezioso, perché mai ci dovrebbe mandare dopo morti a penare in un luogo di tormento? 

No, Lui è fedele e i suoi angeli ci scorteranno nella casa del Padre suo quando moriremo perché il suo sangue è su di noi. La dottrina di Dio riguardo alla salvezza è chiara, ed è di grande consolazione per coloro che hanno creduto nel Signore; ma avete notato quanto oscura sia quella papista e come non è di nessun conforto per coloro che l’accettano perché li continua a mantenere nel dubbio, nell’incertezza più grande? E perché questo? 

Perché la salvezza ‘papista’ si fonda su dell’acqua cosiddetta benedetta che viene detto ha il potere di cancellare ogni peccato, anziché sul sangue prezioso di Cristo; e sulle opere di soddisfazione che l’uomo deve compiere anziché sull’opera di soddisfazione perfetta e fatta una volta per sempre da Gesù Cristo per la remissione dei nostri peccati, in altre parole sui meriti dell’uomo anziché su quelli di Cristo Gesù, il Figlio di Dio. 

Papi, cardinali, vescovi, preti e semplici Cattolici, parlano sempre di opere da compiere come se la salvezza fosse da meritare; ma mai gli si sente dire che l’opera di Cristo compiuta sulla croce è perfetta di nulla mancante e che chi crede in lui viene appieno salvato. Si basano sui loro meriti anziché su quelli di Cristo; per questo il Vangelo è loro velato, per questo non hanno la certezza della salvezza. 

Che fare dunque nei loro confronti? Scongiurarli nel nome del Signore a pentirsi e a credere in Gesù Cristo, a rinunciare alla loro giustizia che è un panno lordato davanti a Dio, per ricevere quella di Dio basata sulla fede che è una veste bianca, più bianca che neve davanti a Dio. Loro ci diranno: ‘Ma perché non andate a predicare ai pagani che si trovano nella giungla o in altre parti remote della terra? Noi siamo già dei Cristiani, non abbiamo bisogno della vostra evangelizzazione’. 

No, non è così, perché il loro non è cristianesimo ma paganesimo camuffato da cristianesimo; e loro non sono dei Cristiani, ma dei pagani che non conoscono Dio. Avanti quindi coll’evangelizzare i Cattolici romani; strappiamoli dal fuoco.

[1] Per comprendere bene la dottrina papista sulla salvezza è indispensabile conoscere ciò che i teologi dicono sul battesimo e sulla confessione. Per questo vi invito a leggere attentamente l’esposizione dettagliata di questi loro due sacramenti. E’ una dottrina piuttosto complicata, di questo me ne rendo perfettamente conto fratelli, ma una volta capito il meccanismo, diventa più facile individuare gli errori papisti e confutarli.

[2] L’affrancamento dal peccato (che costituisce anche la liberazione dal presente secolo malvagio che giace nel maligno), la giustificazione, la remissione dei peccati e l’ottenimento della vita eterna (che implicitamente significa l’essere salvati dall’inferno) sono tutte cose strettamente connesse, perché secondo la Scrittura l’uomo viene affrancato dal peccato, giustificato, perdonato, ed ottiene la vita eterna (scampando alle fiamme dell’inferno perché l’ira di Dio viene rimossa da sopra lui) quando si ravvede e crede nel Signore. In effetti si può dire che queste cose sono tutti degli aspetti della salvezza di Dio che è in Cristo Gesù. Ecco perché quando diciamo che siamo stati salvati, diciamo nello stesso tempo più cose, e cioè che siamo stati liberati dal dominio del peccato e dal presente secolo malvagio, siamo stati giustificati, abbiamo ottenuto la remissione dei peccati, abbiamo ottenuto la vita eterna e siamo perciò sicuri di scampare alle fiamme dell’Ades quando moriremo. Io ho ritenuto trattare questi aspetti della salvezza separatamente per rendere più chiara possibile sia l’esposizione della dottrina cattolica romana che l’esposizione della dottrina di Dio. E dato che ho parlato della salvezza, non si dimentichi che un altro suo aspetto è la redenzione del nostro corpo che deve ancora compiersi secondo che dice Paolo ai Romani: “Anche noi stessi gemiamo in noi medesimi, aspettando l’adozione, la redenzione del nostro corpo” (Rom. 8:23). E questo perché, come dice Paolo subito dopo, “noi siamo stati salvati in isperanza” (Rom. 8:24). Questa redenzione corporale si compirà alla risurrezione che avrà luogo alla venuta di Cristo. Quindi quando diciamo che siamo stati salvati intendiamo dire anche che, dato che facciamo parte del numero degli eletti chiamati al regno e alla gloria, in quel giorno il nostro corpo sarà redento dalla corruzione, dalla debolezza, e dalla mortalità perché sarà reso simile al corpo della gloria di Gesù Cristo (cfr. Fil. 3:21); saremo in altre parole resi partecipi della gloria ottenuta da Cristo alla sua risurrezione. Gloria a Dio in eterno. Amen.

Tratto da:
G.Butindaro, La Chiesa Cattolica Roman
a
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